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La manna, frutto d’amore e di passione.

Estate 2009. Agosto per l'esattezza. Sono tormentata da un amore che mi ha stravolto e resa impossibile la vita. Tra poco compirò 35 anni e mi sembra di non venirne a capo. Decido, allora, di tornare a 'casa' per una decina di giorni. Sicilia. Macchina fotografica sempre con me. Una valigia leggera. Il cuore appesantito. Non è stato un anno facile.

"Cerco un centro di gravità permanente" (cit. Franco Battiato).

Quindi, si torna a Casa. Nella mia adorata campagna in quel di Castelbuono, il paese dove è nato mio padre. I ricordi d'infanzia. Il profumo delle frasche (l'erba secca color oro). Le cicale. Le formiche nere. Il cielo azzurro. I fichi neri pronti per essere raccolti. I frassini ben fogliati e intaccati. Fa caldo.. molto caldo ... in questo piccolo pezzo d'Africa: il vento di scirocco ogni tanto ci ricorda le nostre radici.

Quando ero una bambina, trascorrevo regolarmente le vacanze estive con i miei nonni paterni. Mia nonna preparava il pane caldo e i biscotti della tradizione, nel forno a legna. Viveva le sue giornate serenamente, in modo semplice: il ricamo, la preparazione dei pasti, le cure materne verso questa piccola bambina selvaggia che scorazzava liberamente, spesso a piedi nudi, su e giù per la campagna. Mio nonno, al mattino presto, scompariva. Si avventurava (così appare nei miei ricordi) su su e ancora più su, chissà dove, in collina. Poi tornava per l'ora del pranzo con uno o due sacchi di juta pieni di mandorle; oppure arrivava con dell'uva appena raccolta che subito metteva dentro un secchio di latta pieno di acqua di pozzo gelata. Riempiva il 'bummalo', un'anfora di terracotta, con l'acqua del pozzo e noi eravamo tutti insieme e tutti felici. La sera mangiavamo presto, perché alla fine degli anni '70 ancora non c'era la luce, lì in campagna (da noi). Usavamo le lampade a petrolio e poi le stelle e la luna. Non avevamo bisogno d'altro. Io sono cresciuta così. Giocavo con i grilli e le formiche, impastavo la terra e m'inventavo giochi di pasticceria. Usavo i mattoni e le pietre roventi che il sole aveva ben scaldato durante tutta la giornata, come forni per cuocere i miei dolci. Quanta fantasia. Quanta semplicità. Non finirò mai di ringraziare l'Universo per avermi dato la possibilità di vivere delle esperienze così meravigliose.

A volte andavo con i miei nonni a raccogliere la manna. C'est quoi?? Et bien.. ... qui comincia un'altra storia, seppur sempre di amore e di passione.


Scrissi della manna, per la prima volta in vita mia, nel 2009, "La rugiada del frassino", s'intitolava il servizio; era stato pubblicato nella rubrica "Prodotti doc" della rivista italiana VilleGiardini (Arnoldo Mondadori Editore, Segrate (MI)). Era la rivista n. 11 del Novembre 2009, pp. 102-103. Furono pubblicate le mie foto ma, con mio grande dispiacere, furono attribuite ad un altro fotografo. Nel numero successivo la rivista riconobbe l'errore (© Foto G. Mazzola, segnalato su VilleGiardini, pag. 201 del n.12/2009). La ferita rimase. Perché alla manna, io ci sono tanto affezionata ... e quelle foto, che oggi in parte condivido in questo spazio, furono fatte da me, in campagna dal frassinicoltore Giulio Gelardi, a 15 minuti da casa mia, nel territorio di Pollina. Andai a fargli visita alle 6.30 del mattino e condividemmo un'intera giornata tra frassini, racconti, ricordi, profumi, sapori, emozioni. Cose che non si possono dimenticare.

La manna è una linfa zuccherina che si ricava dagli alberi di frassino (Fraxinus ornus e Fraxinus angustifolia). Nel periodo estivo, quando la pianta è in dormienza (e quindi soffrirà di meno..), con il 'mannaluoru' (coltello da manna) l’ ntaccaluoru (intaccatore del frassino) pratica delle piccole incisioni nel fusto e nei rami. Sono ferite. E le lacrime sono bianche e dolciastre.

Fiori di cardi selvatici appesi a testa in giù permettono al frassinicoltore di verificare il grado di umidità presente al mattino. Solo in condizioni di clima asciutto sarà infatti possibile praticare le incisioni.

Al tramonto, quando il sole è basso, si raccolgono i cannoli e si dispongono su dei cannucciati in attesa che cristallizzino.

E’ un rapporto intimo, di amore e stretta collaborazione quello che l’ntaccaluoru (intaccatore del frassino) instaura con queste piante. Sensibilissime ad ogni variazione ambientale, avvertono con piccoli segni il frassinicoltore. Il campo non deve mai essere abbandonato. Ogni segnale è importante.

Ho ancora negli occhi un ricordo vivissimo di quando avevo forse 6 anni: mio nonno che mi invita a staccare con le dita un po' di manna dalla corteccia e a gustarla. "Allora?!? ..Com'è?" , mi dice - " E' dolce!! mmm che buona", dico io - ".. poca, basta, non prenderne più!", mi richiama mia nonna - "Perché?", - "Perché poi può farti male alla 'pancia'"... (Ebbene, oltre ad essere indicata per i diabetici, la manna viene utilizzata a scopi terapeutici, in casi di stitichezza, come blando lassativo. Ma queste sono solo alcune delle proprietà di questa magica linfa). Staccare quel pezzetto di manna appiccicaticcio e sporco di corteccia, portarlo con fiducia alla bocca e con la lingua gustarne il sapore .. questa è la vera magia della manna.


Con amore

Gabriella

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